Che cos'è la devozione alla Madonna

Essere figli di Maria

Magnificat

Una volta mi capitò di ascoltare questo velocissimo dialogo fra una ragazzina e il suo Parroco, un anziano Sacerdote:

- Che cos’è la devozione alla Madonna? - chiese con semplicità la ragazzina.
- È la donazione di sé alla Madonna - rispose quasi di scatto il Sacerdote.

Bellissimo! Domanda e risposta. La rapidità e la completezza di quel dialogo mi colpirono. Con semplicità si era detto l’essenziale. Forse non si poteva dire meglio in pochissime parole.

S. Tommaso d’Aquino, infatti, ci insegna che la vera devozione consiste nella “donazione pronta e completa di tutto se stesso”. La parola devozione significa quindi donazione, o meglio “donarsi”. Non un donarsi qualsiasi, naturalmente, ma un donarsi con amore, con generosità, con trasporto.

La mia devozione alla Madonna, quindi, deve consistere nella donazione amorosa di me stesso alla Madonna; ossia, faccio dono di me alla Madonna. E se di un dono si può fare quel che si vuole, la Madonna può fare di me, suo dono, quello che vuole, e io non posso fare altro se non quello che vuole Lei, quello che piace a Lei, quello che opera Lei. Tanto più sono devoto della Madonna, quanto più mi abbandono a Lei, mi conformo a Lei, vivendo in tutto e per tutto governato da Lei.

La devozione mariana così intesa, nel suo senso più pieno e più perfetto, comporta la consacrazione di sé alla Madonna, ossia l’espressa offerta a Maria di tutto il proprio essere, di tutto ciò che si è e di tutto ciò che si ha (anima, corpo, sensi; beni esterni, beni interni, beni presenti, beni futuri; la vita, la morte, l’eternità ...).

In tal modo, con la consacrazione si realizza la pienezza della devozione alla Madonna, perché si è effettivamente donati in tutto e per tutto alla Madonna, si appartiene a Lei incondizionatamente, e si vuol vivere senza riserva come suoi figli o “schiavi d’amore” (S. Luigi Grignion di Montfort) o, ancor più, come “proprietà, strumenti, cose fra le sue mani” (S. Massimiliano M. Kolbe) o, ancor più, come “vittime di olocausto” del suo amore materno e misericordioso per l’avvento del Regno di Dio in tutte le anime.

In queste pagine, noi parliamo della devozione alla Madonna che va dal minimo al massimo grado di perfezione. Adoperiamo soltanto il termine devozione, riferendolo volta a volta sia alla devozione mariana iniziale, sia a quella più matura e perfetta (la consacrazione). L’essenziale è che tutti possiamo cominciare ad avere o continuare a coltivare ancora meglio questo celeste giardino della devozione alla Madonna, che è stato il giardino di tutti i Santi.

Come ha fatto Gesù

L’esempio supremo di devozione alla Madonna noi lo riceviamo nientemeno che da Dio stesso. Infatti, Dio fu Colui che per primo si donò a Maria, e si donò a Lei in modo così perfetto, da farsi suo Figlio! In questo senso Gesù fu il primo e sommo devoto di Maria Santissima.

- Ma senti un po’ ... To’, non ci avevo mai pensato! ... Ma è proprio vero! ... - così esclamò un tale, stupito all’udire questa riflessione.

Sì, è proprio così. Dio ci ha dato l’esempio supremo di infinito valore e di infinita bellezza. Se riflettiamo che niente può essere così proprio di una creatura come il proprio figlio, possiamo comprendere quale sia stata la devozione di Gesù verso Maria, e quale debba essere la nostra.

Noi dobbiamo essere “imitatori di Dio”, ci dice S. Paolo (Ef 5,1), e dobbiamo diventare “conformi a Gesù” (Rm 8,29). Anche S. Massimiliano M. Kolbe, questo folle innamorato dell’Immacolata, ha scritto ai nostri tempi che “l’imitazione di Gesù è tutta la nostra santità”.

Orbene, se Dio si è donato a Maria fino a diventare ed essere suo Figlio, anche noi dobbiamo donarci a Maria fino a diventare ed essere suoi figli. Anche noi figli di Maria, come Gesù nostro divino Esemplare. Noi figli per grazia, Gesù figlio per natura.

C’è una graziosa poesia in cui S. Teresina descrive l’impressione felice che provava pensando a questa dolce realtà: Gesù e Teresa sono figli della stessa Madre ... Questa è la nostra felice condizione, il nostro felice dovere: imitare Gesù nel suo essere figlio di Maria.

E ciò è necessario, perché diversamente la conformità a Gesù sarebbe priva di “un elemento fondamenta-le”, come afferma papa Pio XII. Non si può somigliare a Gesù se non si ama la sua Madre o se ci si mostra freddi e indifferenti verso di Lei. È inammissibile.

Basterebbe questa riflessione per capire come la devozione alla Madonna sia senz’altro necessaria alla nostra santificazione, ossia alla nostra piena conformità a Gesù.

Se poi si aggiunge che la Madonna è per noi la strada del Salvatore, ossia della salvezza, dobbiamo persuaderci che Ella è necessaria anche alla nostra salvezza eterna. Così hanno insegnato i grandi Santi e Dottori della Chiesa, da S. Efrem a S. Cirillo Alessandrino, a S. Giovanni Damasceno, a S. Bernardo, e via via fino a S. Alfonso de’ Liguori e a S. Massimiliano M. Kolbe. Difatti, la dottrina comune della Chiesa Cattolica considera la devozione alla Madonna moralmente necessaria al cristiano, sia perché la Madre per i figli occupa un posto vitale, sia perché la conformità a Gesù, Figlio di Dio e di Maria, non si può realizzare senza la nostra figliolanza tenera e devota verso la comune Mamma di tutto il Corpo Mistico. Più si è figli di Maria, più si è fratelli di Gesù. E viceversa.

Amore filiale

Essere anche noi figli di Maria, quindi. Comportarsi da figli di Maria. Vivere e amare la Madonna da figli. Non è possibile un donarsi a Maria più bello, più profondo e più amoroso di questo. La vera devozione alla Madonna, a differenza della devozione verso qualsiasi santo, è devozione di figli veri e propri verso la Mamma divina. È amore filiale. E possiamo dire che tutta la devozione mariana dei santi si esprime particolarmente in amore filiale intensissimo verso la “cara Mammina” (S. Massimiliano M Kolbe), la “Mamma buona” (S. Margherita M. Alacoque), la “Mamma cara” (S. Veronica Giuliani), la “Mamma bella” (S. Bertilla), la “cara Madre” (S. Alfonso de’ Liguori), la “mia Mamma” (S. Paolo della Croce, S. Gemma e tanti altri).

Ma chi potrà dire tutte le effusioni tenerissime dell’amore filiale dei Santi verso la Celeste Mamma? Il solo nome di Maria faceva “trasalire il cuore” a S. Teresina, faceva volare in estasi S. Giuseppe da Copertino, faceva piangere di tenerezza il Ven.le P. Pio da Pietrelcina. Quanti affettuosissimi baci non davano alle immagini di Maria un S. Vincenzo Pallotti, una S. Bernardetta, un S. Gabriele dell’Addolorata? Il B. Stefano Bellesini logorò molte immagini di Maria Santissima con i suoi ardentissimi baci! S. Luigi di Montfort e S. Giuseppe B. Cottolengo vollero essere seppelliti sotto l’altare di Maria. Il S. Curato d’Ars arrivò a dire: “Per dare qualcosa alla Madonna, se potessi vendermi, mi venderei volentieri”. S. Massimiliano M. Kolbe provava dentro di sé un amore così veemente da definirsi “folle dell’Immacolata”.

Forse per tutti i Santi potrebbe valere il grande grido di S. Bonaventura: “Dirti che mi sei Madre è poco: o Maria, tu sei tutto il mio amore!”. Ma ricordiamo anche S. Alfonso de’ Liguori con le sue affettuosissime Visite a Maria Santissima che hanno nutrito l’amore di generazioni di devoti e che contengono il fior fiore delle tenerezze di tanti Santi verso la dolcissima Mamma. A leggere quelle Visite dovremmo restare commossi e pensosi per la nostra durezza di cuore.

La prima cosa che dobbiamo chiedere alla Madonna è proprio questa: l’amore filiale. E dobbiamo chiedere con insistenza, con tenacia umile e affettuosa. In questo dovremmo imitare S. Felice da Cantalice, il quale era così preoccupato di essere un buon figlio di Maria, che per 40 anni, passando dinanzi a un’edicola della Madonna, la pregava sempre così: “O augusta Madre di Dio, desidero amarvi come un buon figliolo ...”.

Amore contro peccato

È evidente che non si può amare una persona offendendola. Tanto più se questa persona è la Celeste Mamma!

Ai suoi figli devoti la Madonna può dire con le stesse parole di Gesù: “Rimanete nel mio amore ... Voi siete miei devoti se farete ciò che io vi comando” (Gv 15,10.14). E che cosa ci comanda la Madonna? Alle nozze di Cana Ella disse ai domestici: “Fate tutto quello che Gesù vi dirà” (Gv 2,5). Essere fedele a Gesù, compiere in ogni cosa la sua volontà. Questo ci chiede la Madonna. Il peccato, invece, è esattamente il contrario; è sempre ribellione alimentata dall’egoismo e dall’orgoglio. Ma Gesù ha detto: “Chi non è con me è contro di me” (Mt 12,30). Con il peccato diventiamo avversari di Gesù. E allora, come è possibile amare la Madonna se si è avversari di Gesù? È assurdo.

S. Pio X ci avverte: “Ognuno deve essere persuaso che, se la devozione che professa alla Beata Vergine non lo trattiene dal peccare o non gli ispira propositi di emendare i suoi costumi, è una devozione artificiosa e falsa, essendo priva del suo naturale frutto”.

“Chi è vero devoto di Maria?” - chiedeva S. Leonardo da Porto Maurizio; e rispondeva egli stesso: “Chi è nemico del peccato”.

In una bella predica al popolo, ecco come S. Giuseppe Cafasso spiegava questo punto: “Più di tutto vi raccomando di non disgustare la Madonna; e vi è una cosa sola che la disgusta: il peccato; un bravo figlio, una brava figlia, se sa che qualcosa fa dispiacere a sua madre non la fa e comincia a dire: so che questo mia madre non lo vede di buon occhio, so che la offende, o che le fa dispiacere, so che la disgusta; dunque, non voglio farlo, non voglio sia detto che abbia ad avere questo dispiacere da me... Così vorrei, mia cara gente, che facessimo noi allorquando ci troveremo in pericolo di commettere un peccato, di far qualcosa che non vada bene, diciamo tra noi: ma questo so che fa dispiacere alla Madonna, so che Maria SS.mama non vede di buon occhio questa cosa, so che la disgusta, che l’offende; dunque non la voglio fare, e non la farei per tutto l’oro del mondo, no, Maria; non voglio farvi questo torto non voglio che abbiate da me questo disgusto”.

Difendere la Mamma

Uno speciale capitolo di amore filiale alla Madonna è stato quello delle lotte sostenute dai figli per difendere la Mamma dagli attacchi degli eretici, degli indifferenti, o di quanti vogliono ridurre il culto di amore e di gloria alla Vergine Santa.

S. Cirillo difese vittoriosamente la Divina Maternità della Madonna. S. Girolamo attaccò gagliardamente gli errori contro la perpetua verginità della Madonna. S. Giovanni Damasceno difese con vigore il culto delle immagini di Maria Santissima pagando di persona con l’amputazione della mano. S. Bernardo fece rifiorire il culto mariano che languiva quasi ovunque. S. Antonio difese e illustrò la verità dell’Assunzione di Maria. Il B. Giovanni Duns Scoto spiegò luminosamente il privilegio dell’Immacolata Concezione. S. Luigi Grignion di Montfort sostenne con ardore l’eccellenza della devozione mariana con il suo celebre “Trattato della vera devozione”. S. Alfonso de’ Liguori si batté su tutti i fronti con le sue “Glorie di Maria”, rivendicando alla Divina Mamma i diademi dell’Immacolata Concezione, della Mediazione universale, dell’Assunzione in cielo, della Regalità. Ed è commovente sapere che quando S. Alfonso scriveva contro i nemici della Madonna piangeva a calde lacrime. Difendeva la Mamma!

In questi tempi, contro i più furiosi attacchi demolitori della devozione alla Madonna, S. Massimiliano M. Kolbe ha ripresentato il valore della consacrazione mariana in termini ancor più radicali e totalitari, e ha patrocinato la causa della Mediazione universale di Maria, bramandone la solenne definizione dommatica.

Il Ven.le P. Pio da Pietrelcina, infine, contro i recenti assalti al Rosario, ha difeso il valore perenne di questa preghiera, dando il suo prestigioso esempio con la recita di oltre cento corone ogni giorno.

Anche noi, come tutti i Santi, dobbiamo cercare di avere a cuore le due massime del grande S. Bonaventura: “Bisogna guardarsi con diligenza dallo scemare minimamente l’onore dovuto a Maria... bisogna essere pronti a difendere i privilegi di Maria Santissima anche con pericolo della vita”. Furono molti i Santi che fecero il “voto del sangue” per difendere l’Immacolata Concezione di Maria. L’amore dei veri figli nel difendere la Celeste Mamma va oltre la morte, perché “l’amore non viene mai meno” (1 Cor 13,8).

Essere Gesù per Maria

Se bisogna amare la Madonna da figli, abbiamo il modello santissimo in Gesù, Figlio di Maria e nostro divino Fratello.

I più grandi devoti di Maria sono quelli che più somigliano a Gesù, appartenendo come Lui a Maria e amandola come Lui da figli; sono quelli che arrivano ad essere Gesù per Maria. In questo senso la più alta devozione a Maria la possiede soltanto chi è arrivato alla trasformazione e identificazione con Gesù, chi può ripetere veramente con S. Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20).

E non può essere altrimenti. Crescere nella vita spirituale significa far morire in noi l’uomo vecchio, il nostro io, per far vivere Gesù, l’uomo nuovo, assimilando i suoi stessi sentimenti, i suoi stessi modi di amare in pensieri, parole, affetti, desideri e opere (Ef 4,22; Col 3,9).

L’identico amore di Gesù verso la Madre Divina diventa perciò l’amore di chi si identifica a Gesù, e nella misura dell’identificazione con Lui. Quando si è interiormente “uno” con Gesù, si è “uno” con Lui anche nell’amare la Madonna, sebbene nessuno e neppure tutte insieme le creature possano mai esaurire la portata infinita dell’amore di Gesù verso la sua Mamma. Ne gioiremo per l’eternità, in Paradiso.

Non è mai troppo

Se il nostro modello di amore alla Madonna è Gesù, si comprende bene come sia del tutto fuori posto la preoccupazione di quei tali che temono il rischio di amare... troppo la Madonna. È un rischio letteralmente inesistente. Per quanto noi volessimo eccedere fino a impazzire d’amore alla Madonna, tutti i nostri eccessi e le nostre follie d’amore sarebbero ben misera cosa di fronte all’amore divino che Gesù ha portato a sua Madre. Piuttosto, bisognerebbe rammaricarsi di non poter mai e poi mai eguagliare la misura dell’amore di Gesù verso la Mamma santissima. Aveva ben ragione S. Massimiliano M. Kolbe di scrivere: “Non temete di amare troppo la Madonna, perché non arriverete mai ad amarla come l’ha amata Gesù”. Molto tempo prima, già S. Bernardo diceva che noi non riusciremo mai a lodare e amare “abbastanza” la Madre Divina. Anche S. Bonaventura affermava che “nessuno può essere mai troppo devoto della Beata Vergine”.

Ascoltiamo infine S. Alfonso, che scrive con la sua solita grazia persuasiva: “Quando un’opinione è di natura tale che in qualche modo apporta un contributo alla gloria della SS. Vergine, e nella quale si trovino concetti plausibili e non contrastanti né alla fede, né ai decreti della S. Chiesa, né alla verità, è certo un mostrare ben poca devozione alla Madre di Dio il non accettarla: peggio poi sarebbe il combatterla, sotto pretesto che potrebbe forse essere vero il sentimento ad essa opposto. Per conto mio non vorrei essere di questi spiriti parsimoniosi e non vorrei che di tale spirito fossero i miei lettori. Siamo piuttosto fra quelli che credono pienamente e fermamente tutto ciò che, senza errore, si può ammettere a gloria di Maria. Questo pieno e semplice credere a tutte le sue grandezze è uno degli omaggi più graditi che la Madre di Dio possa ricevere da noi”.

Facciamo nostro l’ardore dei Santi, il loro sforzo di amare al massimo, quel tendere al di là di ogni misura, come dice questo grido del Servo di Dio P. Anselmo Treves: “Vorrei avere miliardi di vite, per viverle tutte ai piedi di Maria: miliardi di cuori, per amarLa fortemente”.

Ma chi ci farà essere “Gesù per Maria”? Solo Maria. Perché solo Ella è la “forma” di Gesù, e soltanto chi si mette in quella forma diventa “conforme a Gesù” (Rm 8,29). Solo in Lei, quindi, diventeremo figli suoi, proprio come Gesù.

Nelle piccole cose

Se noi non siamo che dei poveretti nella vita spirituale, e la nostra devozione è ben piccola, sforziamoci di essere Gesù per Maria almeno nelle piccole cose, in tante occasioni più facili e semplici. Sforziamoci, ad esempio, di essere Gesù per Maria con la preghiera di ogni mattina e di ogni sera, salutando immancabilmente la Mamma all’inizio e alla fine di ogni giornata. Sforziamoci di essere Gesù per Maria nell’evitare alla Madonna ogni irriverenza in parole o in azioni, coltivando piuttosto qualche omaggio o sentimento di affetto con le pie giaculatorie verso di Lei.

S. Stanislao Kostka viveva di amore alla Madonna in maniera così intensa da invocarla sempre prima di ogni azione, e quando poteva si voltava a guardare verso una Chiesa o verso un luogo dove era venerata qualche immagine di Maria, per sentirla più vicina.

S. Massimiliano ci raccomanda: “Tra le piccole sofferenze pregate invocando con giaculatorie: Maria... e offrite tutto secondo le intenzioni più accette all’Immacolata come è unito l’arnese nelle mani dell’artista ...”.

Una volta due confratelli chiesero a P. Pio da Pietrelcina se la Madonna era presente nella sua cella durante le flagellazioni che spesso egli pativa nel suo corpo, come appariva dalla maglia bagnata di sangue. “Chiedetemi piuttosto - rispose P. Pio - se la Madonna è mai andata via da questa cella!”.

Il Ven.le P. Pio era davvero un altro Gesù per Maria, e lo diventava ancor più ad ogni flagellazione che lo rendeva tanto simile a Gesù flagellato.

Del Beato Edoardo Poppe sappiamo che cercava anche le più piccole occasioni per comportarsi come Gesù verso sua Madre. Ad esempio, ogni mattina appena alzato si inginocchiava ai piedi della Madonna per riceverne la benedizione; dava la precedenza alla Madonna entrando e uscendo da una porta; le offriva l’acqua benedetta; le lasciava il posto perché sedesse vicino a lui; addirittura, arrivò a prendere un biglietto anche per la Madonna quando doveva viaggiare! Piccole cose, parrebbero fanciullaggini, ma quale intensità di amore rivelano!

Ah, se noi potessimo almeno immaginare come Gesù era unito alla Madonna, di quanto amore la circondava, con quale tenerezza le stava vicino, con quanta attenzione l’ascoltava, con che premura le obbediva, con quale felicità la onorava!

Di S. Massimiliano M. Kolbe si è potuto dire “che egli respirasse Maria; ne aveva sempre il nome sulle labbra: durante il lavoro, a passeggio, nelle conversazioni. Quando pronunziava Maria sembrava che respirasse più profondamente”. Se così era di S. Massimiliano, che cosa sarà stato di Gesù? ...

A Gesù dobbiamo somigliare anche noi. Non c’è bisogno di grandi cose che esprimano la nostra devozione alla Madonna, perché la cosa più grande è proprio quella di compiacere la dolce Mamma in tutte le piccole cose di ogni giorno. Questo deve essere il tessuto ordinario della nostra devozione vissuta: filo più filo, ossia, azione più azione fatta con amore e per amore alla Madonna. Chiediamo a Gesù il suo stesso amore filiale, perché se lo avremo, acquisteremo giorno per giorno la somiglianza con Lui e potremo davvero essere Gesù per Maria, fino alla perfetta realizzazione delle parole di Gesù alla Madonna: “Ecco tuo figlio” (Gv 19,27).

In Gesù eucaristico

Un atto bellissimo che ci fa essere Gesù per Maria in modo tutto speciale è la S. Comunione. In quei momenti Gesù è fisicamente unito, presente in chi lo ha ricevuto. Se la creatura si lascia prendere interamente da Gesù, così come Gesù si lascia prendere interamente da lei, allora Gesù e la creatura non sono più due, ma Uno. E noi non possiamo dare gioia più grande alla Madonna, diceva S. Ilario, che farle vedere Gesù Eucaristico presente in noi. Pensiamoci. Ogni giorno noi potremmo dare alla Madonna questa ineffabile gioia. Ogni giorno noi potremmo essere Gesù per Maria nella forma più sublime su questa terra per quei dieci o quindici minuti subito dopo la S. Comunione, quanto dura la presenza dell’Ostia Santa nel nostro corpo. E sarebbe bello, proprio in quei momenti, rinnovare la propria consacrazione alla Madonna, per cantare con Lei e con gli Angeli il Magnificat, come faceva il B. Contardo Ferrini.

Che cosa dire poi delle Comunioni spirituali? Esse ci terrebbero uniti a Gesù Eucaristico, dandoci in continuità il suo Cuore per amare la Madonna con il suo amore fremente d’amore. Per questo S. Massimiliano M. Kolbe aveva fra i suoi propositi quello di fare una Comunione spirituale ogni quarto d’ora. Questo è il comportamento dei grandi innamorati di Maria!

Anche nelle visite al SS. Sacramento ricordiamoci che sulla terra non c’è posto dove la Madonna sia più presente che presso ogni Tabernacolo eucaristico. S. Maria Vittoria Teresa Couderc lasciò alle sue religiose, quale mezzo speciale di perfezione, la contemplazione di Maria nel Cenacolo. S. Pietro Giuliano Eymard, l’impareggiabile apostolo dell’Eucaristia, diceva che “per diventare buoni servi dell’Eucaristia è necessario essere figli docili e devoti di Maria”, e fu egli a chiamare la Madonna “Nostra Signora del SS. Sacramento”. P. Pio da Pietrelcina diceva ai fedeli: “Ma non vedete anche voi la Madonna vicina all’altare?”; e quella volta che una figlia spirituale gli chiese se la Madonna assisteva alla sua Messa, P. Pio rispose deciso: “E credi tu che la Mamma non s’interessi del figlio?”. Per questo S. Alfonso metteva sempre insieme le Visite al SS. e le Visite a Maria. E S. Massimiliano voleva che ogni altare del SS. Sacramento fosse sormontato da una statua dell’Immacolata, perché Gesù e Maria sono davvero quell’uno che noi sogniamo di diventare con Loro. Dove c’è il Figlio, c’è la Madre. Dove c’è la Madre, c’è il Figlio.

Essere Maria per Gesù

Lo scopo ultimo della devozione alla Madonna non è la Madonna, ma è Gesù. Sì, è Gesù!

La vera devozione alla Madonna non è fine a se stessa, ma è un mezzo d’amore, una strada d’amore, una forza d’amore che mi porta al fine ultimo del mio essere e del mio esistere: Gesù e il suo Paradiso.

Gesù è il principio e la fine di ogni cosa (Ap 21,6). Tutto è stato fatto per Lui (Gv 1,3). Anche la Beatissima Vergine. Anzi, soprattutto Lei! Senza Gesù la Madonna non sarebbe mai esistita.

Amare la Madonna, quindi, consacrarsi a Lei e appartenerle senza riserve, significa donarsi a Colei che è tutta relativa a Gesù, a Colei che è donata a Gesù per destino eterno, e si dona a Gesù con tutti quelli che a Lei si affidano. Questo è il cammino della devozione mariana: andare a Gesù con Maria e in Maria. Dice bene S. Luigi Grignion: la devozione alla Madonna consiste essenzialmente “nel darsi interamente a Maria, e per mezzo di Lei a Gesù, poi nel fare tutto con Maria, in Maria e per Maria”.

Tutti i devoti della Madonna dovrebbero realizzare le ispirate parole di S. Ambrogio: “L’anima di Maria sia in voi per glorificare Dio. Lo spirito di Maria sia in voi per esultare nel Signore”.

Penetrare nel “palazzo”

La Madonna è come un meraviglioso palazzo, diceva S. Massimiliano M. Kolbe. Nell’interno e al centro di questo palazzo regna sovrano Gesù. Per andare a Gesù, quindi, dobbiamo penetrare in questo palazzo. “Ave, Suo palazzo!”, esclamava S. Francesco d’Assisi.

Bisogna penetrare in Maria, quindi. Ossia, amarla tanto da unirsi, penetrare e chiudersi in Lei. Trasformarsi in Lei: così dicono S. Luigi Grignion e S. Massimiliano M. Kolbe. Anzi, S. Massimiliano adopera l’espressione ardita e suggestiva di “transustanziarsi” in Maria, per “diventare Lei, far restare Essa sola in noi”. Il Servo di Dio fratel Carlo De Foucauld diceva anch’egli di voler “diventare un’altra Maria vivente e operante”, marianizzarsi, cioè, realizzando in Maria le celebri parole di S. Paolo: “Il mio vivere è Maria”, “Non sono più io che vivo, è Maria che vive in me”. Ma perché tutto questo?

Perché, diventare Maria significa poter amare Gesù, partecipando al modo sommo realizzato dall’unica eccelsa creatura; significa poter compiacere Gesù, rallegrarlo e allietarlo, facendogli vedere in noi i lineamenti celestiali della sua Beatissima Madre, facendogli sentire nel nostro cuore i palpiti dell’amore puro e fragrante di sua Madre sempre Vergine.

Quando si cresce nella devozione alla Madonna - insegna S. Massimiliano M. Kolbe - si arriva al punto che “Essa col nostro cuore povero ama il Suo Divin Figliuolo. Noi diventiamo il mezzo per il quale l’Immacolata ama Gesù, e Gesù vedendoci proprietà e quasi parte della SS. Madre, ama Essa in noi e per noi”.

Per questo la vera devozione a Maria, lungi dal togliere qualcosa a Gesù, è la gioia più dolce per Gesù, è soavissimo gaudio al suo cuore di Figlio. Un giorno S. Gertrude udì una predica in cui la Madonna veniva esaltata con amore veemente, senza che si parlasse di Gesù. La Santa rimase dispiaciuta per il silenzio su Gesù, e passando dinanzi a un’immagine di Maria, quella volta provò minore trasporto nel salutarla.

Ma subito Gesù le comparve e le disse: “Io ritengo fatto a Me ogni ossequio fatto alla Madre mia”.

Non è possibile che un figlio si adonti o si dispiaccia se vede la sua mamma onorata e amata. È vero il contrario. Il grande S. Bernardo affermava: “Niente mi diletta tanto come parlare delle glorie della Vergine Madre”. L’umile S. Bernardetta Soubirous diceva di avere una sola ambizione nel cuore: quella di vedere la Madonna da tutti “amata e glorificata”. E S. Giovanna di Chantal ha scritto che “si prega in modo assai gradito alla SS. Vergine quando si loda Dio delle grandezze che ha posto in Lei, e della scelta che di Lei ha fatto per sua degna e vera Madre”. Per questo la Chiesa ha sempre insegnato che l’unione con la Madonna non solo “non impedisce minimamente l’immediato contatto con Cristo, ma anzi lo facilita” (Lumen Gentium, 60). Non può essere diversamente: più si è uniti a Maria, più si è uniti a Gesù.

Sulla strada migliore

Soprattutto, la vera e perfetta devozione a Maria ci fa arrivare a Gesù, nostro unico fine, sulla strada più splendida, da Lui stesso scelta e percorsa per venire a noi. S. Bernardo dice che la Madonna è stata “la via regale del Salvatore”. E se Gesù ha scelto questa strada per donarsi a noi, non pretenderemo mica noi di trovarne un’altra migliore per donarci a Lui! L’agire di Dio è perfezione. Se noi agiamo diversamente cadiamo per forza nella imperfezione.

Su questo punto, S. Luigi Grignion e S. Massimiliano affermano tutti e due che la perfetta devozione a Maria è la “strada facile, breve, perfetta e sicura per arrivare all’unione con nostro Signore”, perché la Madonna ha l’arte materna di soavizzare le cose aspre, di addolcire le amare, di ammorbidire quelle troppo dure. Il B. Contardo Ferrini diceva: “Se la via che conduce al Cuore di Gesù è ardua e lunga, uno sguardo al Cuore di questa Madre, e coraggio!”.

Sì, veramente la Madonna fa accorciare le distanze, fa camminare meglio, fa arrivare prima.

Una volta un figlio spirituale chiese al Ven.le P. Pio da Pietrelcina: “Padre insegnatemi un’accorciatoia per arrivare a Dio”. P. Pio rispose: “L’accorciatoia è la Vergine”.

Orbene, se veramente la devozione alla Madonna è l’accorciatoia per la santificazione, perché avventurarsi su strade lunghe? Dovremmo piuttosto ringraziare Dio perché ci ha messo a disposizione questa celeste “accorciatoia”, che potremmo chiamare la “direttissima” al Cuore di Gesù. E anzi, S. Alfonso de’ Liguori, con il suo solito buon cuore, incoraggia davvero al massimo esortando a chiedere alla Madonna di portarci addirittura in braccio! “Ah! Signora, non aspettate che io cammini a Dio, se voi non mi portate sulle vostre braccia. Portatemi; e se io resisto, portatemi per forza”.

Sulla scala bianca

La via della devozione mariana è quella “scala bianca” vista da fra’ Leone nella celebre visione. Apparve al santo frate un campo sconfinato e in esso tanti confratelli che dovevano raggiungere il Cielo. C’erano due scale, una rossa e una bianca. Sulla rossa accanto a Gesù c’era S. Francesco che invitava a salire. E i frati intraprendevano fiduciosi la salita, ma poi cascavano, chi dal primo, chi dal secondo, chi dal terzo scalino. Ed anche quei pochi che sembrava avessero raggiunto faticosamente la cima, eccoli anch’essi cadere giù. Allora il serafico Padre incoraggiava i suoi figli: “Fiducia, fiducia, correte alla scala bianca”. Lì, bellissima, la Vergine Immacolata invitava i sui protetti e questi, oh! meraviglia, salivano tutti agevolmente fino alla cima.

Soprattutto, però, la vera devozione alla Madonna è la strada più perfetta, ossia la più nobile e la più bella per Gesù.

Quale creatura, infatti, è mai stata, come la Madonna, così direttamente unita a Gesù, così tutta di Gesù, con Gesù, per Gesù? Nessuna creatura, né celeste, né terrestre.

Essere Maria per Gesù significa, quindi, donarsi a Gesù nella forma più cara, più soave e più delicata. Comportarsi umilmente verso Gesù, trattarlo con amore, circondarlo di trepido affetto e di tanta tenerezza come faceva la Madonna: quale sogno per noi poveretti! Eppure la perfetta devozione alla Madonna ci porta alla trasformazione in Maria, ci fa diventare “sua immagine e somiglianza” (Gn 1,26), per la gioia di Gesù.

Forse adesso possiamo capire meglio perché S. Giovanni Berchmans diceva: “Non mi darò pace finché non avrò la vera devozione alla Madonna”; possiamo capire meglio perché tutti i santi hanno coltivato con passione la devozione alla Madonna, chiedendola insistentemente soprattutto con la preghiera, come raccomandava S. Massimiliano Kolbe.

“Non ho mai letto di alcun santo - dice S. Bonaventura - che non avesse una speciale devozione alla Vergine gloriosa”. È vero. E anzi, incanta nei Santi quella ansia celeste di battere ogni primato nell’amore alla Madonna, come l’ebbe S. Giovanni Eudes, che non poteva rassegnarsi all’idea che qualcuno riuscisse ad amare la Madonna più di lui, o come l’ebbe S. Teresa di Gesù quando scrisse questo ardente proposito: “Voglio essere, dopo Gesù, la persona che più ha amato la Madonna”.

“Chi glorifica sua madre è come chi accumula tesori” (Sir 3,4)

Veritas, 4 giugno 2006 / 6 dicembre 2010