Le pratiche della devozione alla Madonna

Quali sono le pratiche della devozione alla Madonna

Magnificat

La devozione alla Madonna è come un giardino ricco di aiuole fiorite. Ogni aiuola ha fiori belli e profumati. I colori e le forme diverse di fiori danno vaghezza d’incanto ad ogni aiuola e a tutto l’insieme del giardino.

Ogni aiuola è una pia pratica di amore alla Madonna. Ce ne sono tante! Riferirle tutte è impossibile. Ci limitiamo a quelle più importanti e più conosciute dai fedeli.

La consacrazione a Maria

È certamente la pratica d’amore più bella e più impegnativa. Proprio per questo non si può farla con leggerezza, senza vera preparazione e molto esercizio.

Con la consacrazione si vuole offrire tutto se stesso alla Madonna, dipendendo in tutto e per tutto da Lei. Se è fatta come si deve, la consacrazione comporta l’abbandono totale di sé fra le mani della Madonna. Dal momento della consacrazione, Ella deve entrare nella vita del consacrato per marianizzarla interamente.

Il consacrato deve arrivare a “vivere con Maria, per Maria, in Maria”, come insegna S. Luigi di Montfort. Ma quanti sono coloro che realmente fanno e vivono così la loro consacrazione mariana?

Ci sono due specie di consacrazione alla Madonna:

1) La consacrazione semplice. È quella che si fa in privato o in qualche pia associazione mariana (“Figlie di Maria”, “Legione di Maria”, “Milizia dell’Immacolata”) e comporta una personale dedizione alla Madonna, generosa e fervida nell’apostolato individuale.

A questo tipo di consacrazione appartengono anche quella delle famiglie (tanto raccomandata da S. Gregorio), dei bambini (anche prima che nascano), di una scuola, di un paese, di una nazione, ecc.

2) La consacrazione come “schiavo” di Maria, o come sua “proprietà”, o come “vittima di olocausto” del suo amore.

La consacrazione come “ schiavo” è insegnata da S. Luigi di Montfort ed esprime soprattutto il sacrificio della libertà per vivere incatenato e dominato dall’amore della Madonna.

La consacrazione come “proprietà” è insegnata da S. Massimiliano M. Kolbe, ed esprime soprattutto l’incondizionata perdita di sè fra le mani dell’Immacolata come suo “strumento o cosa”.

La terza forma di consacrazione si ispira all’offerta di S. Teresina come vittima dell’Amore misericordioso di Gesù, ed esprime soprattutto l’immolazione totale di sè per Iddio come olocausto dell’amore misericordioso di Maria.

Identiche nella sostanza, ognuna di queste forme di consacrazione vuole far realizzare la devozione filiale alla Madonna in modo più profondo e radicale; vuole farci mettere le radici nel Cuore di Maria, con la certezza beatifica che “chi mette le radici in Maria viene santificato” (S. Bonaventura). L’esperienza dei Santi ci assicura che è proprio così.

Il Santo Rosario

La corona del Rosario è il vincolo più caro che ci unisce a Maria. Ci tiene uniti a Lei con la soave ripetizione delle Ave Maria, mentre contempliamo la Celeste Mamma con Gesù nei quindici quadri dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi.
Il Rosario è una vera catena d’amore, è un incontro d’amore, è una sosta d’amore in cui diciamo tante volte alla Madonna: “Ti amo, Ti amo, Ti amo”. Tenere la corona in mano è come tenere la mano della Madonna nella nostra mano, è come avere un fascio di rose da offrire una per una alla dolcissima Mamma e Regina.

Il Rosario può essere recitato da tutti, sia dai vecchi che dai bambini, dai dotti e dai semplici.

Alla recita del Rosario va bene qualunque tempo e qualsiasi luogo. Fra gli esempi più vicini a noi, ricordiamo i tre pastorelli di Fatima, Giacinta, Francesco e Lucia, umili e ardenti nella recita di molti Rosari, al pascolo o in casa, da sani o da malati. Ricordiamo il Servo di Dio P. Anselmo M. Trèves, che recitava Rosari ovunque e ne recitava molti per “sfamarsi di Ave Maria” e per “seminare Ave Maria” lungo tutte le strade. Ricordiamo anche il Servo di Dio Giacomino Gaglione, con la corona del Rosario sempre al collo, segno visibile della sua appassionata devozione. Ricordiamo, infine, il Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo con quella corona del Rosario perennemente fra le mani sia in Chiesa che in casa, sia sul pulpito che per le strade ...

Ogni luogo è buono per la recita del S. Rosario; ma il luogo ideale è presso il S. Tabernacolo o davanti all’altare di Maria Santissima Né va dimenticato che si guadagna l’indulgenza plenaria quando il Rosario è recitato in Chiesa o in famiglia o in gruppo, purché si sia confessati e comunicati.

Ogni occasione, ogni circostanza, ogni motivo è buono per il S. Rosario. Va bene per le gioie o per i dolori, nei successi o negli insuccessi, per la salute fisica o per quella spirituale, se si vogliono grazie o se si vuol ringraziare, per la salvezza delle anime e per la liberazione delle anime dal Purgatorio. Diceva bene Suor Lucia di Fatima: “Dal momento che la Madonna ha dato importanza al Rosario, non c’è problema materiale o spirituale, nazionale o internazionale che non si possa risolvere”.

Per questo i Santi sono stati appassionati amanti del Rosario. Sembrerebbe che non trovassero mezzo migliore per esprimere la loro ardente devozione alla Madonna. Santi antichi e recenti, da quando la Madonna donò il Rosario all’umanità, si sono adoperati non solo a recitarlo, ma anche a farlo recitare con tutte le forze.

Pensiamo a S. Pasquale Baylon che costruiva corone del Rosario con le sue mani, usando cordicelle su cui faceva i nodi per le Ave Maria, e regalava le corone per invogliare altri alla recita.

S. Pompilio Pirrotti era così appassionato del S. Rosario, che ne costruì da sè una quantità miracolosa. Si diceva, infatti, che di notte lavorava con la Madonna a moltiplicare le corone del S. Rosario da regalare, e qualcuno spiò dal buco della serratura questa scena celeste.

L’ultima azione che il S. Curato d’Ars fece sul letto di morte fu quella di donare un Rosario a una persona.

Dovremmo ricordare S. Alfonso de’ Liguori, S. Antonio M. Claret, il Beato Bartolo Longo, e tanti altri. Ma ricordiamo soprattutto P. Pio da Pietrelcina l’umile e grande cappuccino, che arrivava a recitare ogni giorno più di cento corone del Rosario, che distribuì un numero incalcolabile di Rosari ai fedeli, che ai figli spirituali lasciò il Rosario come sua “eredità”, che prima della morte raccomandò ancora: “Recitate sempre il Rosario”.

Dopo le raccomandazioni della Madonna a Lourdes e a Fatima, dopo gli esempi di tanti Santi, prendiamo anche noi l’impegno di trovare ogni giorno almeno un quarto d’ora (che cos’è un quarto d’ora?...) per la recita di una corona. Sarà ogni giorno il quarto d’ora di amore alla Madonna, il quarto d’ora di grazie per la nostra anima. Meglio ancora, poi, se reciteremo il Rosario insieme ad altri, specialmente insieme alla famiglia, come ha molto raccomandato il papa Paolo VI. Si vedrà allora tutta la famiglia unita nell’amore alla Madonna, raccolta sotto il suo manto, come era la famiglia della B. Anna Maria Taigi.

Infine, è preziosissima l’esortazione del papa Paolo VI a collocare il Rosario accanto alla Liturgia, utilizzandolo, ad esempio, come preparamento e ringraziamento alla S. Messa e alla Comunione. Così faceva P. Pio da Pietrelcina, alzandosi in piena notte per prepararsi alla S. Messa con la recita di molte corone.

E si pensi all’efficacia dei misteri dolorosi come preparazione alla S. Messa, nella quale si rinnova tutta la Passione e Morte di Gesù contemplata nel S. Rosario. Si pensi alla bellezza dei misteri gaudiosi come ringraziamento alla S. Comunione: come la Madonna all’Annunciazione, anche noi abbiamo Gesù fisicamente presente nella nostra anima e nel nostro corpo, per tutta la durata dell’Ostia santa (ossia per circa un quarto d’ora); come la Madonna, anche noi possiamo adorare in noi stessi Gesù, Dio Incarnato; come la Madonna, anche noi possiamo portare Gesù con noi, in casa e per le strade, fra gli uomini e negli ambienti di lavoro; possiamo generarlo con gli atti di sacrificio, con gli esempi edificanti di carità, di povertà, di pu- rezza angelica, di umiltà e distacco ...

E insieme al Rosario, vanno raccomandate anche le altre coroncine mariane, come quella dei Sette Gaudi e dei Sette Dolori, che hanno nutrito la devozione ma- riana di molte anime elette.

I cinque e i quindici sabati

Sono due esercizi di pietà mariana molto cari al popolo. La devozione dei primi cinque sabati del mese venne da Fatima, presentata da Lucia, la veggente della Cova d’Iria. Fu un dono del Cuore Immacolato di Maria, che a Fatima disse: “Gesù vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato; a chi l’abbraccerà prometto la salvezza”.

Questa devozione, però, aveva già diversi secoli di vita. S. Matilde e S. Gertrude la coltivavano intensamente; S. Bernardino da Siena ne fu predicatore ardente; e soprattutto S. Giovanni Eudes, nel sec. XVII, ne fu in certo modo il padre e l’apostolo, componendo la Messa e l’Ufficio del Cuore Immacolato di Maria, istituendo due famiglie religiose, scrivendo il prezioso trattato: “Il Cuore ammirabile della SS. Madre di Dio”.

A Fatima questa devozione ebbe il sigillo pubblico della stessa B. Vergine, con tre note di maggior risalto: 1) il culto al Cuore Immacolato di Maria è la devozione particolarmente adatta ai nostri tempi; 2) esige riparazione delle offese fatte al Cuore Immacolato; 3) chiede la consacrazione del mondo intero al Cuore Immacolato.

Ricordiamo le parole che la Madonna di Fatima disse a Lucia: “Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio”. E ai tre fanciulli, dopo aver mostrato l’inferno, disse: “Avete visto dove vanno a finire le anime dei poveri peccatori. Per la loro salvezza Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato, e se faranno quanto vi dirò molte anime si salveranno”.

Il 10 dicembre del 1925, ancora a Lucia di Fatima, già suora, la Madonna disse ancora: “Guarda, figlia mia, il mio Cuore tutto trafitto da spine, che gli uomini vi conficcano ogni momento, con le loro bestemmie e ingratitudini. Tu almeno cerca di consolarmi e fa’ sapere al mondo che io prometto di assistere nell’ora della morte con le grazie necessarie alla salvezza tutti quelli che nel primo sabato di cinque mesi consecutivi si confesseranno, riceveranno la S. Comunione, reciteranno la terza parte del Rosario e mi terranno compagnia durante un quarto d’ora meditando sui misteri del Rosario, con l’intenzione di farmi riparazione”.

Questo è il dono del Cuore Immacolato di Maria. Facciamolo nostro. È un mezzo eccellente di filiale riparazione al Cuore della nostra Mamma, e di sicuro rifugio per le nostre anime.

La devozione dei quindici sabati ebbe nel Beato Bartolo Longo il suo maggior apostolo. È una devozione che si ispira al S. Rosario nella successione dei quindici misteri per quindici sabati, e vuole preparare, in particolare, alle due feste del Rosario, il 7 ottobre e l’8 maggio (Madonna di Pompei). Per ogni sabato si richiede la Confessione e Comunione e la recita di una corona del S. Rosario.

Questo esercizio di pietà mariana è stato considerato molto salutare per le anime e per i corpi, perché spinge alla contemplazione e all’imitazione della B. Vergine nei misteri del Rosario, perché avvicina ai SS. Sacramenti, perché ottiene segnalate grazie anche di ordine temporale.

Le “tre Ave Maria”

La preghiera mariana indiscutibilmente più preziosa nella Chiesa è l’Ave Maria. È la preghiera dell’Angelo (Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te), la preghiera di S. Elisabetta (Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno), la preghiera della Chiesa (Santa Maria, ecc...). È certamente la preghiera più bella dopo il Padre nostro, la più gradita alla Madonna, com’Ella stessa rivelò a S. Matilde.

I Santi hanno stimato l’Ave Maria come preghiera che mette in fuga i demoni, che arreca gioia agli Angeli, che dona gloria alla SS. Trinità, che fa esultare il Cuore di Maria: “Rallegrati, o Piena di grazia...”.

S. Luigi Grignion diceva che il segno immancabile della vera devozione mariana è l’amore all’Ave Maria. Difatti, i veri devoti considerano l’Ave Maria la preghiera più cara e più espressiva del loro amore alla Madonna. Non è forse bello pensare che con ogni Ave Maria si dà un bacio alla divina Mamma?

Del resto, sappiamo che non ci si rivolge mai invano alla Madonna, specie se con le parole che Dio stesso le fece rivolgere dall’Angelo, che lo Spirito Santo ispirò a S. Elisabetta e alla S. Chiesa. Per questo dovremmo tenerci alla pia usanza di raccomandarci alla preghiera degli altri chiedendo un’Ave Maria per noi. Ha un grande valore.

Una volta S. Giuseppe Cafasso diede un libro sulla Madonna a una persona. Questa gli chiese il prezzo del libro. Il Santo rispose: “Un’Ave Maria”. Com’è possibile! Solo un’Ave Maria? - esclamò la donna, sorpresa. “Perché, è forse poco un’Ave Maria? - riprese il Santo - Sappiate che S. Teresa in un’apparizione una volta disse: Se potessi tornare sulla terra per acquistare il merito di un’Ave Maria, lo farei subito”.

La devozione delle “Tre Ave Maria” è legata appunto al culto e al valore dell’Ave Maria. Questa pia pratica risale a S. Matilde che la ricevette dalla Madonna. La Santa si angustiava per la sua eterna salvezza e pregava la SS. Vergine di assisterla in punto di morte. La Madonna la rassicurò, dicendole: “Sì, lo farò! Ma desidero, da parte tua, che mi reciti ogni giorno tre Ave Maria, ricordando con la prima il potere ricevuto dall’Eterno Padre, con la seconda la sapienza ricevuta dal Figlio, con la terza l’amore di cui mi ha ricolmato lo Spirito Santo”.

È una pratica mariana e trinitaria insieme. La Madonna viene presentata quale capolavoro della SS. Trinità. Che cosa non potrà ottenerci Ella dal Cuore di Dio Uno e Trino?

S. Leonardo da Porto Maurizio, S. Alfonso de’ Liguori, S. Antonio M. Claret furono i maggiori propagatori di questa pia pratica, benedetta anche dai Sommi Pontefici. Ai nostri tempi, anche S. Massimiliano M. Kolbe e il Ven.le P. Pio da Pietrelcina la raccomandavano molto. Il Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo esortava a recitare le tre Ave Maria con le braccia in croce perché “la Madonna si commuove quando la preghiamo così e non può non ascoltarci”.

Un esercizio di pietà lungo e complicato può costare. Ma che cosa è più semplice della recita di “Tre Ave Maria”? Non ci vuole neppure un minuto di tempo! E sarebbe tanto bello iniziare e concludere la giornata con la recita delle “Tre Ave Maria”: significherebbe offrire alla Madonna il giorno e la notte, il lavoro e il riposo, i sacrifici e il ristoro. Vogliamo farlo anche noi? ...

L’Angelus Domini

Un’altra preghiera, che è un piccolo capolavoro, è l’Angelus Domini (l’Angelo del Signore).

Tre volte al giorno la Chiesa ci invita a ricordare il mistero ineffabile dell’Incarnazione compiutosi in Maria per la nostra salvezza. L’Incarnazione del Verbo fu evento supremo anzitutto per la Beata Vergine. In Lei Dio e l’umanità si ricomposero in unità iniziando la seconda èra per il genere umano: l’èra della Redenzione universale.

La recita dell’Angelus ci unisce ogni volta a Maria che si riempie di Dio con la sua umiltà, con la sua verginità, con la sua perfetta ubbidienza. E anche noi con l’Angelus possiamo renderci gioiosamente partecipi delle virtù e dei sentimenti celesti dell’Immacolata. Per una più profonda unione, è eccellente l’uso di rinnovare la Comunione Spirituale con Maria, così da trovarci pieni di Gesù come lo fu Ella.

Anche su questo punto la devozione dei Santi è stata commovente. S. Bonaventura iniziò questa pia pratica facendo suonare ogni sera la campana della Chiesa per ricordare il celeste evento.

Poi si suonò tre volte al giorno, e S. Vincenzo de’ Paoli, S. Giovanni Battista De Rossi S. Leonardo da Porto Maurizio, S. Alfonso de’ Liguori, ecc... tre volte al giorno cadevano in ginocchio per recitare la bella preghiera con grande trasporto.

Quando S. Alfonso de’ Liguori, da vecchio, divenne sordo, pregò di essere avvisato al suono dell’Angelus. Anche se si trovava per strada, al primo tocco dell’Angelus, egli si inginocchiava subito per recitarlo. E chi può dire quanta edificazione desse un Vescovo così devoto?

S. Pio X, anche nelle udienze, sia pubbliche che private, appena udiva i rintocchi dell’Angelus, interrompeva la conversazione, si alzava, si scopriva il capo, e pregava. E il Sommo Pontefice Paolo VI ha reso pubblica la sua recita dell’Angelus domenicale, a mezzogiorno, dalla finestra di Piazza S. Pietro, con la partecipazione di molti pellegrini.

Anche S. Giuseppe Moscati, un medico di valore, al suono dell’Angelus si segnava, e se si trovava in ospedale o durante le visite mediche, invitava i presenti a recitare con lui l’Angelus!

La B. Anna Maria Taigi, madre di famiglia, era innamorata di questa preghiera, e la recitava ogni giorno con trasporto insieme alla famiglia.

L’angelico S. Domenico Savio già all’età di quattro anni non aveva bisogno che qualcuno gli ricordasse la recita dell’Angelus. Era un vero angioletto sempre puntuale e fedele!

E chi non ricorda la recita dell’Angelus del Ven.le P. Pio da Pietrelcina? Quanta devozione esprimeva nel volto, nella voce, in quelle mani piagate raccolte in preghiera! E noi, invece? ...

La medaglia miracolosa

S. Paolo ha scritto che Dio sceglie le cose umili e deboli per confondere quelle grandi e forti (1 Cor 1,28).

La Madonna donò la medaglia a S. Caterina Labouré, e da allora le grazie furono tali e tante, che la medaglia meritò giustamente l’appellativo di “miracolosa”.

L’amore dei Santi a questa medaglina è stato veramente grande. Portarla al collo, baciarla e ribaciarla, raccomandarla agli altri, farsene apostoli, è stato comune a Santi celebri e meno celebri.

Ricordiamo qualche esempio.

S. Caterina Labouré fu ardente propagatrice della medaglia miracolosa. Anche durante le rovine e le stragi della rivoluzione in Francia, ella curava i feriti, avvicinava soldati, parlava con persone di ogni specie: a tutti immancabilmente offriva la medaglia miracolosa quale pegno di grazia.

S. Teresina fin da piccola si rivelò ingegnosa apostola della medaglia miracolosa. C’era in casa sua una domestica incredula che non voleva sentir parlare di religione; ebbene, la piccola Teresa tanto fece che riuscì a farle prendere la medaglia miracolosa con la promessa di portarla al collo fino alla morte. In un’altra occasione, stando gli operai a far lavori in casa, la piccola Teresa si industriava a mettere la medaglia miracolosa nelle tasche delle loro giacche appese.

S. Massimiliano M. Kolbe è stato forse il massimo valorizzatore della medaglia miracolosa. Al suo vasto movimento mariano, la Milizia dell’Immacolata, egli affidò l’impegno particolare di “diffondere la medaglia miracolosa”; e tutti i membri della Milizia del l’Immacolata hanno l’obbligo di portare indosso la medaglia miracolosa.

Per S. Massimiliano le medaglie miracolose erano celesti “munizioni” e “proiettili” che fanno penetrare di forza la grazia nei cuori. Un episodio significativo gli accadde durante il ricovero nel sanatorio di Zakopane. Eccone la narrazione presa dalla sua vita:

“Quando P. Kolbe si trovava a Zakopane fece la conoscenza di un certo intellettuale.

Ad ogni incontro lo pregava: “Signore, si confessi”. Ma quegli soleva rispondere: “Nulla da fare, Reverendo, la rispetto, Padre, ma non andrò a confes-sarmi; forse un’altra volta”. Dopo alcune settimane, questo signore, prima di partire, venne da P. Kolbe per accomiatarsi. Le ultime parole di P. Massimiliano furono:

“Signore, vada a confessarsi ...”. “La prego, Reverendo, non ho tempo, devo andare in fretta alla stazione”.

“Allora accetti almeno questa medaglia miracolosa”.

Il signore accettò per cortesia la medaglietta e si recò subito alla stazione ferroviaria. Intanto P. Massimiliano cadde in ginocchio per implorare dall’Immacolata la conversione dell’ostinato.

Oh, meraviglia! Dopo un istante qualcuno bussa alla porta ed entra il medesimo signore che aveva tanta fretta di prendere il treno. Sin dalla soglia esclama: “Padre, la prego di confessarmi”.

E chi non ricorda la conversione dell’ebreo incredulo Alfonso Ratisbonne a Roma? Ma è impossibile enumerare le grazie ottenute dalla medaglia miracolosa.

È più utile piuttosto imparare dai Santi, e particolarmente da S. Massimiliano, come industriarsi a seminare le medaglie miracolose dappertutto, regalandole direttamente alle persone o lasciandole a bella posta nei negozi, sui treni, negli uffici. Sempre fornito di queste piccole mine, quando S. Massimiliano non poteva fare altro per l’Immacolata, affidava a loro l’incarico di aprire qualche breccia nei cuori per far penetrare in tutti la Madonna.

Neppure a noi dovrebbe costare amare la medaglia miracolosa, portarla indosso, e utilizzarla come mezzo di apostolato mariano.

A volte noi ci preoccupiamo di che cosa fare per la Madonna. Ebbene, perché non fare apostolato mariano servendoci di un mezzo così semplice come la medaglia miracolosa, che può essere regalata o seminata dappertutto? Seguiamo gli esempi edificanti di S. Caterina Labouré, di S. Teresina, di S. Massimiliano Kolbe, e di molti altri Santi. Anche P. Pio da Pietrelcina aveva sempre le tasche rifornite di medaglie miracolose. Chi visita la sua cella, può veder un tavolinetto su cui c’è un pugno di medagline miracolose trovate nelle tasche di P. Pio alla sua morte.

Facciamo anche noi come i Santi.

Lo scapolare mariano

Un altro mezzo di grazia è lo scapolare o abitino della Madonna. Sono diversi gli scapolari mariani. Il più noto e il più diffuso è certamente lo scapolare della Madonna del Carmine.

Da S. Simone Stock (1250), che lo ricevette in una apparizione della Madonna, lo scapolare del Carmine ha avuto una diffusione che i secoli non hanno mai fermato.

Lo scapolare è un pegno di Maria Santissima simboleggia l’abito della Madonna che deve rivestire l’anima dei suoi devoti, perché non possano essere condannati all’inferno. In più, dona anche l’assicurazione di essere liberati dal Purgatorio nel primo sabato dopo la morte, o almeno quanto prima, purché recitino ogni giorno il Piccolo Ufficio della B. Vergine, o facciano astinenza dalla carne il mercoledì, venerdì e sabato, oppure si facciano assegnare dal Confessore qualche preghiera giornaliera in sostituzione.

Ricordiamo l’angelico S. Gabriele dell’Addolorata che nel suo “Credo mariano”, scritto col suo sangue, diceva: “Credo ... come prometteste al papa Giovanni XXII, che agli ascritti al Carmine, nel sabato dopo la morte, sarebbero liberati dal Purgatorio”.

Questa devozione dello scapolare è stata sempre raccomandata dalla Chiesa, e con tale insistenza da risultare seconda soltanto al Rosario. Sommi Pontefici e Santi l’hanno amata e l’hanno fatta amare, perché è molto semplice e insieme molto ricca di contenuto soprannaturale.

Lo scapolare portato addosso è un richiamo costante d’amore e di abbandono alla bontà della Celeste Madre. Se è portato con fedeltà, è un vero pegno di eternità offerto a tutti gli uomini. Non per nulla a Fatima, il 13 ottobre del 1917, l’ultima apparizione che ebbero i tre pastorelli fu quella della Madonna del Carmine con lo scapolare in mano.

Cerchiamo di conoscere e di far nostra anche questa devozione. La Madonna vuole ricoprire tutti i suoi figli del suo celeste manto. Lo scapolare è il segno sensibile di questo manto materno che ci ricopre. E chi si troverà sotto il manto di Maria non potrà mai perire.

Il sabato a Maria

Un giorno alla settimana dedicato alla Madonna viene incontro al bisogno di offrire alla Celeste Mamma qualcosa di particolare nel corso di ogni settimana.

La Chiesa ha sempre avvertito questo bisogno e lo ha soddisfatto dando al sabato un posto speciale nella liturgia con la celebrazione settimanale della Messa e dell’Ufficio in onore della Beatissima Vergine.

L’esperienza di parecchi secoli ha collaudato questa devozione amata e santificata dal popolo cristiano, e particolarmente dai Santi.

Sappiamo che il culto del “sabato a Maria” ha avuto devoti di grande santità, come una S. Caterina da Siena, un S. Francesco di Sales, un S. Alfonso de’ Liguori, per fare solo qualche nome.

E tale caratteristica mariana del sabato ha accompagnato i Santi anche nelle loro esperienze mistiche più alte. S. Gemma Galgani, ogni sabato, a differenza degli altri giorni, aveva l’estasi mariana. Questo era diventato per lei un fatto così normale, che talvolta si accorgeva di essere in giorno di sabato solo all’apparizione della Madonna nell’estasi.

Sull’esempio dei Santi, sforziamoci anche noi di amare particolarmente il sabato come “dì di Maria” (così lo chiamava S. Caterina da Siena).

Santifichiamolo anche noi con particolari preghiere, specialmente con la recita del Rosario (possibilmente intero di quindici poste). Non facciamo mancare qualche sacrificio personale (ad esempio, l’astinenza dalla frutta o dalla carne, o dal fumo...). Facciamo altri atti di venerazione a nostra scelta: ad esempio, il compiere un’azione importante, prendere una decisione, celebrare un evento particolare, o altro, sempre di sabato. S. Luigi Grignion, da giovane, ogni sabato andava a fare la S. Comunione in una chiesa della Madonna, per devozione verso di Lei. Quello che è certo è questo: la Madonna è più contenta e dona speciali grazie in questo giorno a Lei particolarmente consacrato.

Maggio e ottobre a Maria

Ugualmente, nei due mesi mariani di maggio e di ottobre, se vogliamo imitare i veri devoti della Madonna, non dobbiamo mancare di associarci alla speciale venerazione che la Chiesa rivolge alla Celeste Madre.

L’offerta di due mesi interi, vuole esprimere l’abbondanza dell’amore che va in cerca anche di tempi lunghi per effondersi con maggiore continuità di affetti e di preghiera.

Inutile accennare agli esempi dei Santi e alle loro esortazioni a celebrare questi due mesi mariani con grande fervore. Essi li consideravano due mesi d’oro per donare rigoglio alla devozione mariana con la frequenza alle funzioni di tutto il mese di maggio e con il particolare impegno della recita del S. Rosario intero per il mese di ottobre.

S. Massimiliano M. Kolbe scriveva apposta al fratello per ricordargli il mese di maggio; gli inviava libretti utili per ogni giorno del bel mese; gli infondeva grandi speranze di frutti consolantissimi.

Il Beato Bartolo Longo fu instancabile fino alla morte nell’esortare a santificare il mese di ottobre come mese del Rosario, il mese della preghiera mariana per eccellenza.

È indubbio che questi due mesi sono mesi di grazia. La Mediatrice di tutte le grazie è sollecitata da tanta preghiera che sale dalla terra e non può lasciare inascoltata la voce di chi confida in Lei, di chi le rivolge suppliche, di chi le offre fioretti per un mese intero.

Il Ven.le P. Pio da Pietrelcina scriveva al suo Padre spirituale: “Ecco finalmente tornato il mese della bella Mammina... Questa cara Mammina seguita a prestarmi amorosamente le sue materne cure, specialmente in questo mese”.

Se si è fedeli, in questi due mesi si possono ottenere dalla Madonna grazie anche straordinarie, per sè e per gli altri. Soprattutto, non mancheranno le grazie spirituali di illuminazione, di ripresa, di crescita interiore, di conforti celesti che solo la divina Madre sa dare.

Nel mese di maggio, fragrante di primavera, si può approfondire la conoscenza della Madonna con l’ascolto delle prediche mariane che di solito si tengono nelle chiese, o con personali meditazioni sulle ineffabili grandezze di Maria. “Sì, Padre mio - scriveva ancora P. Pio - questo bel mese come predica bene le dolcezze e la bellezza di Maria”.

Nel mese di ottobre si può approfondire l’unione amorosa con la Madonna nella recita devota di più Rosari, e si contribuisce alla grande intenzione missionaria che la Chiesa propone in tale mese per la salvezza di tutte le anime, mediante Colei che è la Mediatrice universale della salvezza.

Atto di consacrazione all'Immacolata di S. Massimiliano M. Kolbe

O Immacolata Regina del cielo e della terra, rifugio dei peccatori e Madre nostra amorosissima, cui Dio volle affidare l’economia della Sua misericordia, ai Vostri piedi santissimi mi prostro io misero peccatore supplicandoVi di accettare tutto l’essere mio come cosa e proprietà Vostra.

A Voi, o Madre, offro tutte le facoltà dell’anima mia e del mio corpo, e nelle Vostre mani santissime rimetto la mia vita, la mia morte, la mia eternità, affinché d’ora in poi disponiate di tutto il mio essere come a Voi piace. Disponete di me, Vergine Immacolata, come volete per conseguire quello che è stato scritto di Voi: “Essa ti schiaccerà il capo”, e: “Tutte le eresie per Te sono state vinte nel mondo”.

Fate che nelle Vostre mani purissime e misericordiosissime io sia strumento adatto a farVi conoscere ed amare da tante anime tiepide e fuorviate, e accrescete così, quanto più è possibile, lo stuolo dei Vostri veri ammiratori ed amanti affinché si estenda in ogni luogo il Regno del Cuore Sacratissimo di Gesù.

Tanto farò, SS.ma Madre Immacolata, solamente col Vostro aiuto, perché dove siete Voi con la Vostra grazia, ivi soltanto si può effettuare la conversione e la santificazione delle anime, ivi soltanto si potrà stabilire il dolce Regno del Sacratissimo Cuore di Gesù. Amen.

Veritas, 4 giugno 2006 / 29 novembre 2010